Visita alla tomba di un famoso Papa che umiliò l’imperatore Enrico IV e morì in esilio a Salerno

Papa Gregorio VII - Illustrazione del 1878Papa Gregorio VII - Illustrazione del 1878

Il turista che visita la città di Salerno, raggiunge il famoso Duomo ed entra nella cattedrale non deve evitare di fare visita alla tomba che custodisce i resti mortali di Papa Gregorio VII.

Papa Gregorio VII, ex monaco benedettino e pontefice Santo, ha una storia singolare ed è uno dei papi più importanti della storia della chiesa cattolica. 

Enrico IV di Franconia - Re di Germania e imperatore del Sacro romano impero

Enrico IV di Franconia – Re di Germania e imperatore del Sacro romano impero

Gregorio VII, eletto Papa per acclamazione nel 1073, è, infatti, il coraggioso Papa che condusse la battaglia per la lotta alle investiture contro il potere temporale dell’imperatore Enrico IV.

Purtroppo l’elezione per acclamazione di Papa Gregorio VII  diventerà anche il suo tallone d’Achille e  la sua dannazione politica.

L’elezione, infatti, di Papa Gregorio VII senza un vero e proprio voto ufficiale costituirà, anche, l’appiglio giuridico-ecclesiastico su cui baseranno le  accuse d’illegittimità i suoi avversari e detrattori.

Tra le più grandi battaglie portate avanti da Papa Gregorio VII all’interno della chiesa possiamo citare: la lotta contro la Simonia (compravendita di cariche ecclesiastiche), la lotta contro i matrimoni del clero e la lotta contro le investiture.

Fra i più grandi oppositori alle riforme  di Papa Gregorio IV  possiamo ricordare i vescovi tedeschi e i vescovi francesi.

 

CHE COSA ERANO LE INVESTITURE E PERCHE’ ERANO COSI’ IMPORTANTI

Le investiture riguardavano la cerimonia con la quale i sovrani per molti secoli, durante un rito, conferivano e affidavano un feudo a un proprio vassallo in cambio di fedeltà incondizionata ed altri benefici.

Tramite l’investitura il sovrano concedeva ai propri vassalli la possibilità di amministrare in suo nome un determinato territorio del suo regno in cambio di eterna fedeltà ed aiuto incondizionato di tipo economico, politico e militare.  

Nell’ XI secolo i sovrani con il rito dell’investitura nominavano anche vescovi e abati convertendoli in fedeli servitori  e concedendogli potere e beni materiali.

Nel periodo a cui ci riferiamo il potere dei sovrani con l’investitura di alti prelati sminuivano le funzioni spirituali delle alte cariche ecclesiastiche e avevano una supremazia sul potere spirituale.

 

RIFORMA DELLE INVESTITURE E PAPA GREGORIO VII

E’ grazie alla riforma delle investiture, fortemente voluta da Papa Gregorio VII, che le cose iniziano a cambiare per la chiesa e per le sue alte gerarchie.

Prima delle riforme di Gregorio VII ogni vescovo e abate erano nominati dall’imperatore al rango di suo vassallo e suo servitore senza che la chiesa potesse interferire in alcun modo in queste scelte.

Fu, infatti, durante il pontificato di Gregorio VII,  che sostenne con forza l’indipendenza, il primato spirituale della chiesa e il primato papale su qualsiasi altro primato temporale di qualsiasi altro sovrano, che le cose iniziano a cambiare radicalmente per le investiture dei vescovi e delle altre alte cariche della chiesa.

A questo punto dobbiamo ricordare che Enrico III (1056) aveva creato durante il suo regno un impero di tipo teocratico.

L’ascesa sul trono imperiale di Enrico IV di Franconia, dopo la morte del padre Enrico III, aprì la strada all’idea di riforma della chiesa e di una profonda riforma delle investiture da parte di  Papa Gregorio VII.

Papa Gregorio VII, infatti, approfittando della giovane età di Enrico IV e della ribellione dei Sassoni nel suo regno cercò di desacralizzare la carica imperiale per favorire la riforma delle investiture ed imporre il primato spirituale della Chiesa e l’indipendenza del Papa sulle nomine di vescovi e abati.

Nel tempo, però, mentre Papa Gregorio VII continuava la sua opera riformatrice della Chiesa, Enrico IV era divenuto più grande ed ambizioso.

La crescita di ambizione e di potere di Enrico IV portò lo stesso a sfidare ed ostacolare le riforme di Papa Gregorio VII continuando nei suoi territori la vendita delle cariche ecclesiastiche di vescovi e abati in cambio di fedeltà e servitù.

Iniziano, dunque, i primi scontri e le prime grandi divisioni tra Enrico IV e Papa Gregorio VII.

Papa Gregorio VII, adirato per il comportamento di Enrico IV, si dichiara assolutamente contrario alla nomina imperiale di vescovi e abati nei territori della Germania e dell’Italia settentrionale e accusa l’imperatore Enrico IV e gli alti prelati ecclesiastici di vendita e di acquisto di cariche ecclesiastiche, poiché solo il Papa poteva fare questo tipo d’investiture, ed emana il documento Dictatus PAPAE nel 1075.

Nel documento Dictatus PAPAE Papa Gregorio VII  mette nero su bianco, in 27 dichiarazioni molto brevi, una serie di affermazioni di principi,  in cui si dichiara la superiorità politica e spirituale del Papa come guida della Chiesa, il primato del pontefice di Roma a cui tutti i principi debbano baciare i piedi (IX) e che solo il Papa poteva ordinare un chierico (XIV), deporre e reinsediare i vescovi senza riunione sinodale (XXVI) e deporre gli imperatori (XII).

 

LA REAZIONE DI ENRICO IV – IL CONCILIO DI WORMS

Enrico IV non poteva non reagire all’affronto di Papa Gregorio VII.

Con il concilio di Worms, nel 1076, Enrico IV e i vescovi tedeschi, da lui nominati e quindi illegittimi, si riuniscono per affrontare a viso aperto Papa Gregorio VII e per deporlo dalla carica.

 

LA DURA RISPOSTA DI PAPA GREGORIO VII

Con l’ufficializzazione dell’atto di deposizione di Papa Gregorio VII da parte dei vescovi tedeschi, al pontefice di Roma non rimase altra via che procedere alla scomunica dell’imperatore Enrico IV e dei suoi presunti 26 vescovi.

Con l’atto di scomunica ad Enrico IV veniva inflitta la più dura e grave condanna ecclesiastica ad un aristocratico cattolico e con essa l’imperatore veniva umiliato davanti ai suoi sudditi perché a seguito della scomunica gli stessi non dovevano più obbedire ad un sovrano che era fuori dalla chiesa cattolica e che non poteva più ricevere i suoi sacramenti.

Non fu un caso che dopo questa scomunica i grandi feudatari tedeschi decisero di ribellarsi all’imperatore delegittimato dal Papa.

 

L’UMILIAZIONE DELL’IMPERATORE ENRICO IV, SCALZO, A CANOSSA

Enrico IV, sotto la pressione della scomunica e della ribellione dei feudatari tedeschi, è costretto a mettere da parte il suo orgoglio e cercare una soluzione per riconciliarsi con Papa Gregorio VII a tutti i costi.

Il momento propizio per chiedere la riconciliazione a Papa Gregorio VII si verifica nel 1077 quando il pontefice si trovava a Canossa, ospite della contessa Matilde.

La gran contessa Matilde era un’appassionata sostenitrice del Papa nella sua sua lotta per riformare le investiture. 

Lo scomunicato imperatore Enrico IV si mette in marcia per essere perdonato dal Papa e decide di recarsi in Italia del Nord, a Canossa, nell’attuale territorio dell’Emilia-Romagna.

L’Imperatore Enrico IV scalzo, scomunicato ed umiliato a Canossa

L’imperatore, prima di ricevere il perdono dal Papa, è costretto ad aspettare in ginocchio, con un umile saio, per 3 giorni e 3 notti al freddo, sotto la neve ed il ghiaccio nei pressi dell’ingresso del castello della contessa Matilde.

Occorre a questo punto sottolineare che, dopo il perdono di Canossa, la pace fra Gregorio VII ed Enrico IV durerà per poco tempo.

 

LA SECONDA SCOMUNICA DI ENRICO IV

Nel concilio di Roma del 1080 Papa Gregorio VII, infatti, scomunica nuovamente l’imperatore Enrico IV.

Lo scontro ora diventa più violento fra i due contendenti poiché Enrico IV scende a Roma e nomina nuovo Papa Guiberto di Ravenna (l’antipapa) che governerà  con il nome di Clemente III.

Nel 1081 Enrico IV, poiché voleva essere incoronato da un Papa, si fece incoronare imperatore dall’antipapa Clemente III.

 

IL SACCO DI ROMA E LA FUGA DI PAPA GREGORIO VII A SALERNO

Il sacco di Roma è uno degli accadimenti più traumatici della famosa lotta per le investiture che vide coinvolti il Sacro Romano impero,  il Papato e Roberto il Guiscardo.

Il salvataggio di Papa Gregorio VII costò molto caro alla città di Roma.

Nel 1084 Roberto il Guiscardo giunse a Roma su richiesta di Papa Gregorio VII per liberarlo dall’assedio di Castel Sant’Angelo voluto dall’imperatore Enrico IV.

L’esercito di Roberto il Guiscardo era di 36.000 uomini ed era costituito da fanti e cavalieri  normanni e saraceni che dopo aver liberato il Papa ed aver cacciato le truppe tedesche di Enrico IV dalla città di Roma,  in cerca di ricompense, non rispettò la città di Roma e si diede al saccheggio e alla devastazione della città.

La devastazione della città eterna da parte delle truppe normanne e musulmane di Roberto il Guiscardo fu talmente grave e violenta che Papa Gregorio VII perse la fiducia del suo popolo e a lui non rimase altra scelta che abbandonare la città di Roma e trovare nuova dimora, in esilio, presso la città di Salerno.

 

L’ESILIO A SALERNO DI PAPA GREGORIO VII E IL RINNOVO DELLA SCOMUNICA A ENRICO IV

Nel 1084 Papa Gregorio VII arrivò a Salerno, dopo il “salvataggio” dei normanni capeggiati da Roberto il Guiscardo, duca di Salerno.

Nello stesso anno  Papa Gregorio VII fu chiamato a consacrare la cattedrale di Salerno poiché già si trovava in loco, in esilio, dopo i nefasti fatti del sacco di Roma.

Nel finire del 1084 Papa Gregorio VII,  nella città di Salerno, fece il suo ultimo concilio in cui rinnovò la scomunica a Enrico IV e  l’antipapa Clemente III.

 

LA TOMBA DI PAPA GREGORIO VII A SALERNO

Urna-teca di Papa Gregorio VII - Cattedrale di Salerno

Urna-teca di Papa Gregorio VII – Cattedrale di Salerno

La sepoltura di Papa Gregorio VII è stata effettuata dopo la sua morte avvenuta il 25 maggio 1085.

L’urna-teca di Gregorio VII, che oggi si può vedere all’interno della cattedrale di Salerno, è molto più recente dei resti del Papa.

I resti mortali di Papa Gregorio VII, poi divenuto Santo (1606), erano originariamente custoditi in un sarcofago funerario antichissimo di epoca romana del III° secolo, in marmo.

La scoperta della tomba di Gregorio VII portò alla luce anche la celebre frase:  Ho amato la giustizia ed ho odiato l’iniquità: per questo muoio in esilio“ (in latino Dilexi justitiam et odivi iniquitatem propterea morior in exilio).

L’urna-teca di Gregorio VII è collocata all’interno del Duomo di Salerno, sotto l’altare della Cappella dei Crociati.